IL PECCATORE MORTALE CON L'ABITO TALARE


Torno ad occuparmi di un argomento “scomodo” a molti e che in pochi hanno il coraggio di affrontare. Da un paio di settimane la Giustizia “laica” si sta occupando del caso “don Riccardo Seppia” il sacerdote della Chiesa Santo Spirito di Genova quartiere Sestri Ponente arrestato con le accuse di abusi su minori (Pedofilia) e cessione di stupefacenti.
Con questo articolo, non intendo addentrarmi nello specifico di questo caso, lo stanno già facendo gli inquirenti, nemmeno voglio dare un parere sulla vicenda (sarei frainteso), voglio porre alla vostra attenzione alcuni quesiti, con l'intendo di farvi riflettere, perché nel tentativo di dare una risposta non potrete fare altro che pensarci intensamente. Ecco le domande:
1. Sapete cos'è il Peccato Mortale ed il Peccato Capitale?

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, PARTE TERZA LA VIA IN CRISTO, sezione prima “La vocazione dell'uomo: La Vita nello Spirito”, nel capitolo primo “La dignità della persona umana” l'Articolo 8 è “IL PECCATO” e vi esorto a leggerlo dal punto “I. La misericordia e il peccato” al punto “ V. La proliferazione del peccato”.

Sono in essi compresi i punti che vanno dal 1846 al 1869. Per ragioni di spazio in questo articolo vi propongo la sintesi, che già di per sé è molto eloquente:

1870 << Dio[...] ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia>>(Rm 11,32)
1871 << Il peccato è “ una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge Eterna”
E' un'offesa a Dio. Si erge contro Dio in una disobbedienza contraria all'obbedienza di Cristo. >>
1872 << Il peccato è un atto contrario alla ragione. Ferisce la natura dell'uomo ed attenta alla solidarietà umana.>>
1873 << La radice di tutti i peccati è nel cuore dell'uomo. La loro specie e la loro gravità si misurano principalmente in base al loro oggetto.>>
1874 << Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge Divina e al fine ultimo dell'uomo è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna.>>
1875 << Il peccato veniale rappresenta un disordine morale riparabile per mezzo della carità che tale peccato lascia sussistere in noi.>>
1876 << La ripetizione dei peccati, anche veniali, genera i vizi, tra i quali si distinguono i peccati capitali.>>

2. Quando un uomo è in Peccato Mortale?

Un uomo è tale se “soddisfa” queste tre condizioni:

  1. Materia Grave (es. Infrazione diretta di un comandamento)
  2. Conoscenza della gravità di tale atto ( es. se un prete Infrange un comandamento non può che esserne a conoscenza..)
  3. Compimento del peccato con libero consenso (es. Infrangere un comandamento e sapere di infrangerlo continuando a farlo)

3. Quando un uomo è in condizioni di Peccato Capitale?

  1. Quando ripetendo il peccato mortale, (anche se veniale), lo trasforma in vizio.
  1. Quali sono i comandamenti da “infrangere” per essere in Peccato Mortale?
Sono i 10 Comandamenti, fondamentali per il Cristianesimo per il loro valore morale. Essi secondo la dottrina Cattolico-romana, sono vincolati “semper et pro semper” sempre e in ogni occasione. La violazione dell'osservanza dei comandamenti è materia grave. Quindi chi li viola con libero consenso e piena avvertenza commette peccato mortale e perde la Grazia di Dio.
Ora elenco i 10 comandamenti:

IO SONO IL SIGNORE DIO TUO:
  1. Non avrai altro Dio fuori di me.
  2. Non nominare il nome di Dio invano.
  3. Ricordati di santificare le feste (la bibbia non dice “le feste” ma “il giorno del riposo”, “il settimo, ossia la nostra domenica”)
  4. Onora il padre e la madre.
  5. Non uccidere.
  6. Non commettere atti impuri.
  7. Non rubare.
  8. Non dire falsa testimonianza.
  9. Non desiderare la donna d'altri.
  10. Non desiderare la roba d'altri.
5. Un sacerdote può essere in peccato mortale?
Torniamo al caso don Riccardo Seppia. Di questo presbitero gli investigatori tracciano un profilo agghiacciante: abuso sessuale sui minori, cessione di stupefacenti. Secondo fonti giornalistiche sta emergendo la vita segreta di don Seppia, dove si evincono “orge”, oltre ad un nuovo capo di imputazione, induzione alla prostituzione minorile. Sempre le stesse fonti riferiscono anche di frequentazioni del sacerdote in una chat di incontri per adulti, di essere sieropositivo (avrebbe risposto all'interrogatorio del PM che aveva rapporti non protetti solo con sieropositivi),di intercettazioni telefoniche dove prevalgono frasi ingiuriose, blasfeme e a sfondo Satanico come quella usata di frequente: “che Satana sia con te!”, e soprattutto di una vicenda legata a don Riccardo risalente a 17 anni fa, nel 1994 riguardanti telefonate oscene notturne provenienti dalla parrocchia (accertate dai militari che indagavano in quel periodo) indirizzate a dei ragazzi minorenni figli di un medico quando don Seppia era parroco a Quinto.
Ora, analizzando i capi di imputazione troviamo violati i seguenti comandamenti:

  • 1. Non avrai altro Dio fuori di me: “ che Satana sia con te!” frase utilizzata dai satanisti che ovviamente non venerano Dio della Bibbia ma il suo oppositore.
  • 2. Non nominare il nome di Dio invano: “ Ingiurie e bestemmie”
  • 6. Non commettere atti impuri: come abuso su minori,induzione alla prostituzione minorile atti sessuali completi ed espliciti con maggiorenni di sesso maschile (un sacerdote ha l'obbligo della castità), uso e cessione di stupefacenti (cocaina)
  • 8. Non dire falsa testimonianza: E' dal 1994 che ci sono sospetti su di lui, e forse anche più che dei sospetti. Qualcuno vorrebbe farmi credere che don Riccardo non nascondeva la sua “vera” natura?

6. Un presbitero che viola 4 comandamenti,(presumibilmente da 17 anni) quindi in accertate condizioni di peccato mortale può esercitare le sue funzioni?

Porto alla vostra attenzione, un estratto del CODICE DI DIRITTO CANONICO,(www.vatican.va/archive/ITA0276/_INDEX.HTM)
precisamente il Can 916 che dice:
“Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la Messa né comunichi al corpo e al sangue del Signore senza permettere la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l'opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima.”

Vorrei precisare quanto segue: Un sacerdote non può assolutamente celebrare la Santa Messa e fare Comunione in condizione di peccato mortale se non compiendo un gravissimo sacrilegio. Vale anche per lui quando Dio tramite la bocca di Paolo dice:
Ciascuno,pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. E' per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti!” (1 Cor 11,28-30).
Il sacerdote proprio per sua natura, deve vivere ed agire in modo da poter celebrare sempre qualsiasi sacramento in maniera “degna”, vale a dire conservandosi in Grazia di Dio. A tutti viene chiesto di fuggire dalle tentazioni del Diavolo evitando le forze del male per escludere qualsiasi peccato, ciò vale ancor di più per un prete.
Il rituale romano in uso fino a qualche anno fa, ricordava ai sacerdoti:
Poiché nella Chiesa di Dio nulla vi è di più Santo, di più utile, di più eccellente e di più Divino che i sacramenti istituiti da Cristo Signore per la salvezza degli uomini, il parroco o qualunque altro sacerdote, cui spetta la loro amministrazione, deve anzitutto ricordarsi che sta trattando cose Sante e che in ogni momento deve essere pronto a tale Santa amministrazione.”
Per questo deve aver cura di condurre una vita integra, casta e pia.
Ammettendo quindi che un sacerdote si trovi in peccato mortale cosa deve fare secondo il Codice di Diritto Canonico? Deve assolutamente confessarsi, o in mancanza di possibilità di farlo deve porre un atto di contrizione perfetta (pentimento interiore). Infatti anche il vecchio rituale diceva:
Il sacerdote, perciò, se si riconosce cosciente di un peccato mortale non osi accedere all'amministrazione dei sacramenti prima di non essersi interiormente pentito; e se ha un confessore a disposizione, e la circostanza di tempo e di luogo lo permette, si confessi” (I,3-4)
Quindi è sufficiente un “pentimento interiore” vero, per riportare il peccatore in Grazia di Dio prima ancora di confessarsi. Come insegna la dottrina della Chiesa nel concilio di Trento:
Quando è accompagnata dalla carità, la contrizione riconcilia l'uomo con Dio già prima che questo sacramento sia realmente ricevuto. Tuttavia questa riconciliazione non è da attribuirsi alla contrizione in se stessa senza il proposito, incluso in essa, di ricevere il sacramento della penitenza” (DS 1677)
La contrizione è perfetta quando ci si pente perché si è offeso Dio infinitamente Amabile, e non semplicemente perché si è perso lo stato di Grazia. La contrizione perfetta è frutto quindi di una volontà ferma di conversione e di porsi interiormente alla completa disposizione a fare tutto quello che il Signore chiede per essere pienamente riconciliati con Lui.
Dal momento che il Signore per una piena riconciliazione vuole che ci si accosti alla confessione, la contrizione perfetta include il proposito di confessarsi al più presto. Se non c'è questo proposito la contrizione non è perfetta.
I vecchi teologi quantificano al più presto nello spazio di tre giorni.

Abbiamo quindi capito che un sacerdote che si trova in peccato mortale non dovrebbe amministrare sacramenti, quindi non celebrare la Santa Messa, ma neanche battezzare, confessare, celebrare la prima Comunione, celebrare la Cresima, celebrare matrimoni e tutte le funzioni ad esso concesse; a meno che non si penta interiormente e si confessi nell'immediato futuro.

Comodo, non è vero?

Resto comunque  perplesso davanti a questa dichiarazione: “i sacramenti non possono essere inquinati da ministri impuri, ne possono essere impediti nel loro effetto da ministri indegni, tuttavia coloro che amministrano in maniera indegna o impura incorrono nel reato della morte eterna”.
In poche parole  anche se il sacerdote celebra in peccato mortale, sebbene celebri indegnamente e cioè compiendo un grave sacrilegio, celebra validamente.

7. Cristiani, Cattolici, Credenti.. sapevate tutto questo?

Sapevate che don Seppia per tutto il periodo che ha professato le sue funzioni lo ha fatto chiaramente conscio di essere in peccato mortale e capitale? Abuso di minori, spaccio e uso di cocaina, blasfemo, probabilmente cultore di stregoneria, cultore della libertà sessuale insofferente della violazione di castità, induzione alla prostituzione minorile. Ha violato per anni almeno 4 comandamenti, consenziente e in piena conoscenza della gravità degli atti compiuti. Il Clero come può permettere che tutti i sacramenti amministrati da un demone del genere possano essere validi? Sono davvero convinti che don Riccardo si sia sempre pentito interiormente e successivamente confessato? E anche se fosse, chi lo avrebbe confessato, davanti a simili crimini abominevoli, avrebbe dovuto mantenere il segreto della confessione? Se invece non si fosse mai pentito e neanche confessato, sarebbero validi i sacramenti amministrati e celebrati? Dio Misericordioso, anche se pronto al perdono davanti al pentimento, potrebbe mai operare con lo Spirito Santo tramite un demone come don Riccardo Seppia? E soprattutto, Dio quante volte potrebbe accettare il pentimento “vero” o presunto tale, di un suo Ministro che persevera nel peccato?
Signori, riflettete bene su quello che avete appena letto, ponetevi le giuste domande e chiedetevi come mai un presbitero detiene un tale potere. Perché è di questo che parliamo, POTERE.
Don Riccardo non è un capro espiatorio, ma un esempio di tutti quei demoni che nascosti dietro un abito talare detengono il potere di fare quello che vogliono senza essere mai puniti, almeno finché riescono a nascondersi dietro la “giustizia” ecclesiastica che fino ad oggi insabbiava i loro peccati con il motto “i panni sporchi si lavano a casa propria”. Infatti finché non vengono smascherati, con la scusa del libero arbitrio , della contrizione perfetta e della confessione possono perseverare nel commettere atrocità orribili, per poi pentirsi, ed essere assolti riconquistando la Grazia di Dio.

8. Ma a Dio Padre hanno mai chiesto un parere in merito?

A mio parere, tutti i sacramenti celebrati da questi “preti” smascherati alla loro vera identità demoniaca dovrebbero essere annullati, e ripetuti da un Ministro del culto Cristiano degno della Grazia di Dio.
9. Voi, cosa ne pensate?

Grazie della vostra attenzione e buona riflessione.

Claudio
Portatore di Luce





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